Pensieri

"Oh! Fortunato me stesso se posso abbandonarmi e riposare nel tuo Sacro Costato, in quella bella ferita d’amore che emana fiamme di carità ed incendia i cuori ad ogni istante".

"Oh! Cuore Amorosissimo del mio Gesù, per me squarciato dalla lancia di Longino, è proprio quella tua gran ferita di amore che mi accresce la fede, la speranza e mi accende di santa carità. Ed io in essa mi rifugio, in essa mi nascondo e mi inabisso; essa sarà la mia salvezza. Nascosto entro il Cuore tuo, da esso compreso, oh! io non potrò perdermi: io mi salverò: io sarò dolce vittima dell’amore al Sacro Cuore, morrò consumato di amore per esso [...]. Al tuo Cuore ricorro come a sicuro asilo, nel tuo Cuore io mi nascondo; l’esule quivi trova il suo asilo sicuro, quivi il suo dolce nido, il nido d’amore".

"Procurerò comunicare a tutti l’abbondanza dell’amore che Gesù NS ci porta, affinché tutti lo amino e nessuno l’offenda".

"Sono Sacerdote tuo, ma io voglio essere Sacerdote tuo santo che zeli l'amor tuo, la salute delle anime, pecorelle, che Tu mi affiderai".

Don Eustachio Montemurro

Sonntag, 15 Januar 2023 22:23

UNO ZOOM SUGLI EVENTI CELEBRATIVI: Concelebrazione Eucaristica

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15 gennaio: Apice di questa giornata è stata la Concelebrazione eucaristica nella Concattedrale di Gravina.

Presieduta da Sua Eminenza il Cardinale, e concelebranti Sua Ecc.za Mons. Giovanni Ricchiuti, Vescovo di Altamura, Gravina, Acquaviva delle Fonti, Sua Ecc.za Mons. Salvatore Ligorio, Arcivescovo di Potenza, Sua Ecc.za Mons. Giuseppe Satriano, Arcivescovo di Bari, Sua Ecc.za Mons. Domenico Cornacchia, Vescovo di Molfetta, tanti Sacerdoti della diocesi e altri pervenuti dalle città vicine, tante religiose, figlie di Don Eustachio e le due Madri generali.

La presenza di Sua Eminenza, la maestosità della Concattedrale con la sua stupenda arte, le voci del Coro Florilegium Vocis che eseguiva i canti liturgici, appositamente messi in musica da Don Antonio Parisi, hanno reso sublime e ancor più solenne la Liturgia eucaristica che, toccando quelle segrete corde del cuore, ha riportato alla memoria la figura del Fondatore, dandole palpiti di vita, fino a sentirne e respirarne la presenza, con le emozioni che soltanto i figli possono provare accanto al padre.

Durante l’omelia il Cardinal Semeraro, fraterno e confidenziale in apertura per i ricordi degli anni di formazione al Seminario Maggiore di Molfetta, e per esternare il proprio grazie alle persone conosciute e a quelle incontrate nella Concelebrazione, ma poi incalzante, quasi insistente sul concetto di santità. Se ne riportano passaggi salienti.

«Permettetemi, però, di esternare anche altre ragioni più personali, che m’inducono a ripetere il mio «grazie». Mentre, infatti, scorrevo le pagine del processo diocesano per la beatificazione e canonizzazione del nostro Servo di Dio, trovavo menzionato il nome di alcune care persone. Il p. Alfredo Marranzini S.I., ad esempio, che dal 1987 fu postulatore della Causa; e poi anche il p. Alessandro Galuzzi O. M., che nel suo giudizio di Consultore della Congregazione scrisse che don Eustachio Montemurro era stato «personaggio ecclesiale di prima grandezza» e in altra circostanza aggiunse che si trattava di una “figura che giganteggia per ricchezza spirituale» e che il suo Epistolario rivela un’anima tutta di Dio che apre «ad intuizioni e riflessioni nel senso sacerdotale oggi”.

Noi, però, che siamo riuniti attorno all’unica mensa della Parola di Dio e del Pane eucaristico dobbiamo ora meditare su quanto abbiamo appena ascoltato. Vi propongo, allora, di riflettere su quanto abbiamo udito dall’apostolo San Paolo: «Coloro che sono stati santificati in Cristo Gesù, santi per chiamata, insieme a tutti quelli che in ogni luogo invocano il nome del Signore nostro Gesù Cristo, Signore nostro e loro » (1Cor 1,2).

Impariamo anzitutto che la santità non è frutto di un nostro sforzo o della nostra bravura. I santi non sono i più bravi, ma quelli che, come Maria, sanno dire ogni giorno: Dio «ha guardato l’umiltà della sua serva» (Lc 1,48). È Dio che «fa» i santi, anche se poi diciamo che «dobbiamo farci santi»! L’importante, però, è capirsi, essere disponibili e umili.

Un’altra cosa che San Paolo ha inteso dirci è che santi lo siamo «insieme a tutti quelli che in ogni luogo invocano il nome del Signore». Non si è mai santi da soli. Si è santi tutti insieme.

Per questa ragione accade tanto spesso che i santi si incontrino e vedano intrecciarsi le loro strade. È accaduto anche nella vita terrena del nostro Servo di Dio. Penso al Venerabile Servo di Dio Antonio M. Losito, sacerdote redentorista originario di Canosa, con il quale don Eustachio s’incontrò nel luglio 1906 per un corso di esercizi spirituali. Da allora il P. Losito divenne il suo padre spirituale e lo accompagnò fino alla morte.

L’altra Parola che desidero ricordare è l’invocazione responsoriale: «Ecco, Signore, io vengo per fare la tua volontà». La totale adesione alla volontà di Dio, infatti, attraversò interamente la vita di Don Eustachio Montemurro, specialmente nelle tante ore difficili che ebbe da vivere.

C’è, infine, la dichiarazione cristologica del Battista. Egli indica Gesù e dice: «È lui che battezza nello Spirito Santo» (Gv 1,33). Il quarto evangelista attesta che Gesù ci ha “battezzati” nello Spirito Santo quando il suo costato fu aperto dalla lancia e “subito ne uscì sangue e acqua” (cf. Gv 19,34).

Questa sorgente che sgorga dal costato aperto di Cristo Don Eustachio cominciò a contemplarla dal 19 aprile 1905 - Giovedì Santo - lasciandola, quindi, irrorare sempre più abbondantemente il suo ardore apostolico. Dalla contemplazione dei misteri che quel costato aperto lasciava vedere, il Servo di Dio trasse pure la norma fondamentale della propria vita e di quanti lo avrebbero seguito».