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Domenica, 22 Gennaio 2023 19:41

UNO ZOOM SUGLI EVENTI CELEBRATIVI: Simposio

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Il Simposio, tenutosi presso il Centro Giovanile “Benedetto XII” di Gravina, ha visto la partecipazione di tanti Associati venuti da diversi paesi, di un gran numero di Suore, di Sacerdoti e amici.

Presenti Mons. Giuseppe Caiazzo Arcivescovo di Matera e Mons. Giovanni Ricchiuti, Pastore della Diocesi di Gravina, il quale ha rivolto il proprio saluto ai presenti e ai Relatori: Mons. Domenico Cornacchia, Vescovo di Molfetta. il Prof. Ulderico Parente, Docente Università degli Studi internazionali di Roma e il Dott. Michele Armienti, Presidente Onorario dell’Ass. “Sacro Costato.

Dopo l’esposizione, da parte del Moderatore del Simposio, Dott. Gaetano Scioscia, Presidente internazionale dell’Ass. Laicale “Sacro Costato” di un breve profilo biografico dei tre Relatori, è stata data la parola al Prof. Parente il quale, presentata un’adeguata panoramica sul contesto storico e profilo biografico del Montemurro, ne ha messo a fuoco alcune costanti che emergono dalla contemplazione della sua vita di laico, di sacerdote, di fondatore. Se ne riporta un breve stralcio.

«Dando un sintetico sguardo alla vita di Eustachio Montemurro, si rileva chiaramente che essa fu caratterizzata da alcune costanti.

L’elemento unificante è rappresentato, certamente, dalla costante ricerca della volontà di Dio, presente fin dalla sua età giovanile, quando dovette compiere scelte difficili in un contesto spesso ostile alla fede cristiana. Ci si riferisce alla situazione familiare, all’ambiente universitario napoletano, alla professione medica e all’esercizio di attività politiche e caritative nell’ambito sociale. In queste scelte, tutte caratterizzate da una grande concretezza, Montemurro mostrò di muoversi sulla scia della ricerca della volontà di Dio, attinta dalla preghiera e dal confronto con i suoi direttori spirituali. Fu un laico completo, che mai dimenticò, anche nel mezzo di una professione impegnativa e delicata, di far riferimento a Dio, imparando ad amarlo attraverso i poveri, che furono sempre i suoi prediletti.

Montemurro si lasciò guidare in un discernimento profondo, lungo, senza mai lasciarsi paralizzare dall’incertezza e dal dubbio: fu un uomo di grande serenità interiore e visse pienamente la sua dimensione laicale, calandosi nel contesto del suo tempo e cercando di animare le realtà temporali con il Vangelo come vessillo.

Questa intensa ricerca della volontà di Dio si manifestò chiaramente anche nelle sue scelte successive. Quella sacerdotale prima, quella di fondatore poi: egli visse pienamente il sacerdozio e visse pienamente il dono della fondazione, avvertendone la necessità per la gloria di Dio e il bene della Chiesa e della società. Nel costato di Cristo individuò la sorgente dell’amore di Dio e ritenne che questo amore poteva essere vissuto e proposto soltanto da uomini e donne che consacrassero la propria esistenza a questo ideale. Fu sacerdote in tutta la profondità del ministero e fu fondatore appassionato, dedicandosi ai suoi figli e alle sue figlie spirituali con pienezza di amore. Li amò al punto che, quando la Chiesa gli chiese di allontanarsi, lo fece, rinunciando alla sua paternità pur di farli continuare a vivere. Fu il sacrificio più grande della sua vita, abbracciato con totale abbandono alla volontà di Dio e con piena umiltà, consapevole che il suo sacrificio sarebbe stato fecondo e che la sua piccolezza doveva far posto ai disegni di Dio.

In questa prova, come in tutte le altre e numerose della sua esistenza, Montemurro mostrò, con una eroica e umile obbedienza, di ripercorrere le tracce di Gesù, seguendolo sul calvario nella sicura speranza della resurrezione. Egli sapeva che, come Gesù, solo donandosi pienamente, senza riserve, poteva amare come il Maestro, che aveva scelto di seguire in pienezza, nel contesto di tempi difficili, in un territorio, quello meridionale, che nella contemplazione della sua vita può ancora oggi ammirare un esempio eccellente, una testimonianza autentica di vita cristiana».

Sua Ecc.za Mons. Domenico Cornacchia ha presentato, con intensa e sentita partecipazione personale a quanto man mano esponeva, il carisma e la spiritualità del Montemurro.

Sintetizzando, in chiusura, ha puntualizzato che «percorrendo il suo cammino di fede da laico, sacerdote e fondatore, si colgono criteri e metodi, che possono costituire la base di una tipica spiritualità praticabile da laici, sacerdoti, religiosi e religiose alla sequela di Cristo sull’esempio di Maria, in atteggiamento di totale abbandono al Padre.

Dal Cristo, adorato nell’Eucaristia e contemplato nel mistero del suo costato trafitto, comincia a sbocciare quella spiritualità che si concretizzerà gradualmente nell’amore incondizionato a Dio e ai fratelli e nella riparazione per i peccati di tutti, specie per le infedeltà delle persone consacrate.

Quella che in base agli scritti si può considerare la spiritualità di Montemurro parte dalla contemplazione di Cristo crocifisso, a cui egli si unisce in oblazione d’amore sull’esempio della Vergine Addolorata; si radica nell’esercizio delle virtù, specie dell’umiltà, della povertà, dell’obbedienza e della carità; si espande con l’azione apostolica a servizio del prossimo e culmina nell’adorazione e nella lode della SS.ma Trinità in totale sottomissione di amore riparatore.

Anche se non ha dato vita  a un nuovo filone spirituale, Montemurro può essere considerato un maestro autentico, soprattutto perché seppe testimoniare fino in fondo l’amore attinto dal costato di Cristo e riversarlo nelle ferite sanguinanti dei poveri del suo tempo.

Credo che questa immagine di un vaso che trabocca in altri cuori quanto ricevuto dalla fornace ardente del Cuore di Cristo sia il tratto di maggiore suggestione, attualità e futuro della spiritualità di don Eustachio Montemurro.

Spontanea, vivace, quanto entusiasmante è stata la testimonianza di vita del Dott. Michele Armienti. Ha passato in rassegna le fasi della sua vita, i primi contatti con le Missionarie del Sacro Costato di Poggiorsini che gli parlarono del Fondatore, perché anch’egli medico, e alla cui Scuola dell’Infanzia ha iscritto la sua prima figlia.

«Ma chi mi ha fatto breccia nella mente e ancor più nel cuore – dice Dott. Armienti- è stata, agli inizi degli anni ’90, Suor Delia Trianni, che mi propinò uno scritto dal Diario spirituale (1904-1905) sulla centralità di Gesù Cristo nella vita e nell’insegnamento di Don Eustachio: Sei tu, Diletto mio Gesù, l’Amor mio, il mio Dio che ti trovi in anima, corpo, sangue e divinità nel SS.mo Sacramento… Io ti amo, dunque tu verrai col Padre e farai dimora in me. È il tuo Santo Vangelo che me lo dice… Io ti amo, amorosissimo mio Gesù. Comandami tutto quello che vuoi”.

È quel comandami finale - dice dott. Armienti - che mi fece capire che tutto il mio operare doveva seguire la centralità di Cristo con le sue creature.

Come uomo - Rispetto di tutti e vicinanza maggiore ai bisognosi e derelitti non solo nella mia città, ma anche di quelli che si possono incontrare in ogni dove.

Come medico - Mi ha insegnato che nell’espletamento della professione non basta la Scienza e la Coscienza, ma  bisogna aggiungere un altro sostantivo importante: Amore per gli ammalati. È da questa triade che scaturisce la Buona Medicina che si fa carico, con il sorriso, con il calore umano oltre che con la preparazione professionale, dell’uomo sofferente. La professione medica, per lui, era sempre Servizio, migliorando anche il sapere medico con aggiornamenti e studio continuo. Ecco perché nell’espletare il mio servizio medico non ho voluto percepire né una lira né un euro per varie certificazioni richiestemi e, a volte, ho pagato di tasca propria medicine e altro per i più bisognosi, specie extracomunitari.

Come politico - Oggi siamo in un contesto sociopolitico diverso da quello che permeava i territori di Gravina e dintorni. Non solo il cibo mancava, ma anche istruzione e cultura. Ebbene don Eustachio mi ha insegnato anche che bisognava elevare il grado di cultura e del sapere che va a beneficio di tutti i cittadini

È per questo insegnamento che, dal 2014 al 2019, come Sindaco del Comune di Poggiorsini, non ho voluto percepire lo stipendio per devolverlo ai bisogni dei cittadini, sia per alunni che non potevano pagare i buoni pasto, sia per cittadini disoccupati.

Su questa scia ho spesso organizzato eventi culturali, specie con la Lega tumori con l’apporto di professori competenti in Sanità, specie per prevenzione tumori e con la presenza dei Vescovi delle Diocesi».

I contenuti della mattinata, nel loro intenso spessore e significato, sono stati accolti con pensosa carica spirituale che, si spera, abbia dato e continui a dare una spinta nuova alla vita di ciascun partecipante, e un forte entusiasmo per elevare lo sguardo e guardare sempre più in alto.

L’esempio di vita del Montemurro illumini le strade di chiunque in questi giorni ha avuto modo di riscoprirlo o di conoscerlo, e sia di sprone per tutti i membri della sua famiglia spirituale a seguire le orme di Cristo nel servizio alla Chiesa e ai fratelli.